Tradizione e storia
Da quando, nel 1432, il mercante Veneziano Pietro Querini naufragò nella penisola Scandinava, in prossimità delle Isole Lofoten, lo stoccafisso divenne elemento di tradizione e storia anche per il popolo Italiano, creando una lunga linea invisibile che collegava l’Europa del Nord alle pendici del Vesuvio. I Norvegesi furono abili a sviluppare ottime capacità di essicazione e lavorazione mentre in Italia lo stoccafisso raggiunse il suo vero potenziale favorito innanzitutto dalla Controriforma cattolica che vietava il consumo di carne nelle feste comandate e divenne un piatto prelibato che si tramandò nei secoli.
Dalla fine del 1500, le cittadine ai piedi del Vesuvio erano considerate tra le principali capitali del merluzzo nordico grazie anche alla ricchezza delle acque del fiume Sebeto, indispensabili per un’ottima lavorazione della materia prima.
Nel 1760, durante il Regno di Ferdinando di Borbone, ci fu una scoperta importante che alterò e perfezionò il prodotto diventando quello che oggi conosciamo.
Nicola Rea: Stoccaro da tre generazioni
Nel 1760, durante il Regno di Ferdinando di Borbone, c’era il capostipite della famiglia Rea a Palazzo Reale, ovvero Nicola Rea, ad occuparsi delle conserve, tra cui lo Stoccafisso. Grazie alla sua esperienza Nicola perfezionò il processo produttivo ottenendo un prodotto sempre più fresco, di maggiore spessore e con un colorito più chiaro. Lo stoccafisso di Nicola Rea ebbe un notevole successo a corte e segnò l’inizio di una lunga e sapiente memoria per la famiglia.
La famiglia Rea pone, oggi come ieri, cura e attenzione a tutto il processo di lavorazione che lo stoccafisso deve sostenere prima di essere commercializzato.
Nel tempo questa procedura si è tramandata di padre in figlio e oggi possiamo dire che la tradizione è ancora in corso grazie all’omonimo Nicola Rea, che afferma di essere, orgogliosamente, un conoscitore di stoccafisso fin nel profondo dell’anima.